Briciole di pane

Personaggi storici

Valeria Moriconi

Valeria Abruzzetti, questo il suo nome da nubile, nacque a Jesi il 15 Novembre 1931. Assunse il nome di Valeria Moriconi dopo il precoce e breve matrimonio col pittore Aldo Moriconi. La passione per il palcoscenico sbocciò proprio nella città natale e lì debuttò a 16 anni in una compagnia amatoriale.

Trasferitasi a Roma con il marito Aldo, nel 1953 iniziò a lavorare nel cinema ricoprendo piccole parti. Nel 1957 debuttò nel teatro di professione scoperta da Eduardo De Filippo, che le fece ricoprire il ruolo di protagonista nella sua commedia “De Pretore Vincenzo”. Negli anni sessanta fece parte, insieme a Glauco Mauri, Mario Scaccia e al regista Franco Enriquez, con il quale ebbe un intenso sodalizio professionale e sentimentale, della “Compagnia dei Quattro”, che portò in scena spettacoli importanti di autori classici e contemporanei.

Memorabili alcune sue interpretazioni di madri, che la consacrarono definitivamente nel corso degli anni ottanta e novanta: da “Emma B vedova Giocasta” di Savinio a “Filumena Marturano” di De Filippo fino a “Medea” di Euripide.

Tornò a Jesi gravemente malata, dove morì il 15 Giugno del 2005.

Rafael Sabatini

Nacque a Jesi il 29 Aprile del 1875 dal padre jesino Vincenzo e dalla madre inglese Anna Jellery, entrambi cantanti lirici divenuti poi insegnanti. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Milano, per poi emigrare in Svizzera, Portogallo e infine Inghilterra, dove esordì come scrittore di romanzi storici e di avventura dopo aver intrapreso la carriere giornalistica.

Nel 1904 pubblicò “Il cavaliere della taverna”, il primo romanzo di una lunga serie di opere di narrativa, teatro e saggistica. Nel 1921 uscì “Scaramouche”, romanzo di cappa e spada ambientato durante gli anni della rivoluzione francese e con il quale ottenne un successo mondiale, replicato l'anno dopo con “Capitan Blood”. Altro romanzo di successo, scritto nel 1915 e ristampato successivamente fu “The sea hawk”, in italiano “Lo sparviero del mare”. Diversi gli adattamenti cinematografici delle sue opere, in particolare “Capitan Blood” del 1935, diretto da Michel Curtiz con un indimenticabile Errol Flyn e Olivia de Havilland, “Lo sparviero del mare” del 1940, sempre di Michel Curtiz e “Scaramouche” del 1952, diretto da George Sidney con Steward Granger, Eleanor Parker e Janet Leigh.

Si spense a Adelboden, in Svizzera, il 13 Febbraio 1950.

Adriano Colocci

Nato a Jesi il 7 Settembre 1855, figlio di Antonio, Adriano Colocci unì al suo cognome quello della madre Enrichetta Vespucci, discendente del famoso navigatore Amerigo Vespucci. Uomo dai molteplici interessi ed amante dell'avventura, fu ricercatore, esploratore, etnografo e antropologo (il suo saggio “Gli zingari. Storia di un popolo errante” del 1889 costitutisce ancora una pietra miliare negli studi di romanologia), diplomatico, giornalista e uomo politico. Dopo aver studiato giurisprudenza, ottiene la docenza di economia politica e statistica all'università di Camerino, che lascia dopo appena due anni per darsi alla politica. Nel 1883, consigliere provinciale, fonda a sue spese in Ancona il giornale “Il Popolo Marchigiano”.

Nel 1885 si unì alla rivolta dei Rumeli contro la Serbia contribuendo alla nascita del principato di Bulgaria. Svolse in seguito delle missioni diplomatiche nei balcani e a Costantinopoli, passando quindi in Egitto, Palestina, Siria e Libano.

Nel 1890 intraprese un viaggio di esplorazione in sud America, risalendo il corso del fiume Paranà. Lasciò dettagliati resoconti dei suoi viaggi, in specie in un diario rimasto inedito, scrivendo molto anche di questioni sociali e politiche.

Morì a Roma il 31 Marzo 1941.

Antonio Colocci

La famiglia Colocci, del ceppo dei signori Colocci di Staffolo, fu presente sin dal sec. XIV a Jesi e i suoi membri furono sempre tra i componenti più influenti dell'oligarchia cittadina.

Aggregati al patriziato romano nel 1505, ottennero nel 1685 la contea di Rotorscio e, nel 1752, il marchesato del Sacro Romano Impero. Antonio Colocci, nato a Jesi il 25 sett. 1820, partecipò alle vicende risorgimentali a partire dalla Repubblica Romana, della quale fu deputato all'Assemblea Costituente. Dopo la restaurazione del governo pontificio, emigrò esule a San Marino e in Toscana, dove risiedette per qualche tempo. Qui sposò nel 1853 Enrichetta Vespucci.

Tornato a Iesi con l'impegno a non svolgere attività politica, venne coinvolto nel fallito tentativo insurrezionale del 1859 e si dovette di nuovo riparare a Firenze, dove poi lo raggiunsero la moglie e i figli Adriano e Maria Cristina. Deputato al Parlamento nell'VIII e IX legislatura, senatore del regno dal 1879, si spense a Jesi il 4 Aprile 1908.

Gaspare Spontini

Nato a Maiolati il 14 Novembre del 1774, fu mandato adolescente a Jesi presso lo zio paterno, Don Giuseppe Spontini, parroco di Santa Maria del Piano, per frequentare il seminario. Fu proprio presso lo zio prete che manifestò la sua disposizione per la musica, frequentando le prime lezioni a Jesi. Nel 1793 si traferì a Napoli, nel Conservatorio della Pietà de' Turchini, dove iniziò a comporre i primi pezzi, cantate e oratori.

Abbandonati gli studi, si recò a Roma, città in cui ebbe subito un clamoroso successo con l'opera "Li puntigli delle donne" del 1796. Nel 1803 Spontini arrivò nella Parigi napoleonica e nel 1807 compose il suo capolavoro, la tragedia lirica "La vestale", paradigma del gusto e dello stile musicale neoclassico. Il successo ottenuto gli procurò la nomina a direttore dell'Opera-Italien e i favori del nuovo sovrano restaurato, Luigi XVIII. Nel frattempo, nel 1811, aveva sposato Marie Catherine Celeste Erard, figlia di un famoso costruttore di pianoforti.

Chiamato a Berlino alla corte di Federico Gugliemo III, nel 1820 ricevette l'incarico di Primo Maestro di Cappella accanto alla Soprintendenza generale della musica. Nel 1821 presentò con grande successo al pubblico tedesco una versione rinnovata de l' “Olimpia” e nel 1829 l' “Agnese di Hohenstaufen”, modello dei successivi melodrammi eroico-storici.

Caduto in disgrazia alla morte di Federico Guglielmo III, Spontini lasciò Berlino per ritirarsi definitivamente nel 1850 nella natia Maiolati, dove morì il 24 Gennaio del 1851. In suo onore, Maiolati aggiunse al proprio toponimo la dicitura "Spontini".

Giovanni Battista Pergolesi

Nacque a Jesi il 4 Gennaio 1710. Il soprannome Pergolesi gli derivò dal nonno Francesco, un artigiano originario di Pergola trasferitosi a Jesi nel 1635. Rivelò presto una particolare predisposizione per la musica, prendendo le prime lezioni dal direttore della Cappella del Duomo Francesco Santi. Grazie al mecenatismo del marchese Cardolo Maria Pianetti fu ammesso al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo di Napoli, dove si trasferì e rimase a studiare per cinque anni.

Ottenne fama europea con la "La serva padrona", intermezzo dell'opera "Il prigionier superbo" del 1733, da cui scaturì l'opera buffa italiana e l'opera comica francese, divenendo il modello insuperabile di un genere. Tra i suoi altri lavori, la commedia in musica "Lo frate 'nnammurato" del 1732, "Livietta e Tracollo", un altro intermezzo all'opera "Adriano in Siria" del 1734. Trasferitosi a Roma nel 1734, vi compose il dramma "L'Olimpiade" rappresentato nel Gennaio del 1735 su libretto di Pietro Metastasio e considerato la più perfetta tra le sue opere serie.

Ritornato a Napoli, Pergolesi compose il dramma in musica "Flaminio". Il peggioramento delle sue condizioni di salute, probabilmente minata da tempo dalla tubercolosi, lo spinsero a trasferirsi a Pozzuoli per essere curato in un convento di francescani. A Pozzuoli, negli ultimi mesi di vita, compose il suo capolavoro di musica sacra , lo "Stabat Mater", del 1736. Pergolesi si spense a soli 26 anni il 16 marzo del 1736 nel convento dei cappuccini, ricevendo la sepoltura dei poveri nella fossa comune della cattedrale di Pozzuoli.

Federico II

Nel Dicembre del 1194, Costanza d'Altavilla, in viaggio attraverso la Marca Anconetana per raggiungere in Sicilia il marito Enrico VI Imperatore del Sacro Romano Impero, fece sosta a Jesi. Il giorno 26 Dicembre Costanza diede alla luce Federico II. Secondo la tradizione il parto avvenne sotto una tenda in Piazza San Floriano, l'attuale Piazza Federico II, alla presenza delle autorità civili e religiose della città.

Re di Sicilia dal 1196, fu dal 1198 sotto la tutela di papa Innocenzo III. Eletto re di Germania nel 1212, nel 1220 ottenne dal nuovo papa Onorio III la corona del Sacro Romano Impero. Entrò in contrasto con il papato disattendendo gli appelli alla crociata e fu scomunicato nel 1226. Guidò nel 1228 una spedizione in Terrasanta, durante la quale riuscì a riprendere Gerusalemme trattando la pace con il sultano. In Germania lasciò larga autonomia alla grande feudalità, a scapito della piccola nobiltà, delle città e infine della stessa corona, la cui autorità fu fortemente limitata. Pose il centro politico e amministrativo del suo governo in Sicilia, creando un apparato burocratico accentrato e varando, con le Costituzioni Melfitane del 1231, un corpus organico di leggi.

La sua corte a Palermo costituì un punto di incontro e di irradiazione della cultura araba, greca ed ebraica. Postosi alla guida del ghibellinismo italiano, sostenne uno scontro ventennale con il papato, dal quale fu nuovamente scomunicato nel 1239 e le forze guelfe e in particolare i liberi comuni del nord Italia, che sconfisse nella battaglia di Cortenuova nel 1237, ma dai quali fu battuto nella successiva battaglia di Parma nel 1248. Morì a Castel Fiorentino, Lucera, nel 1250.